Da Milazzo a Stromboli: escursione in barca tra isole, mare profondo e fuoco

Partire da Milazzo per un’escursione verso le Isole Eolie è come aprire una finestra su un altro mondo. In un solo pomeriggio si attraversano mari blu cobalto, si visitano villaggi che sembrano usciti da un sogno mediterraneo e si assiste, con stupore, allo spettacolo vivo della natura: le eruzioni del vulcano Stromboli al tramonto.
Questa è la storia della nostra gita in famiglia: un’esperienza intensa ma accessibile, piena di emozioni, immagini da cartolina e anche qualche consiglio utile per chi sta programmando la stessa avventura.

Partenza dal porto di Milazzo

Siamo partiti dal porto di Milazzo intorno a mezzogiorno. I biglietti li abbiamo acquistati direttamente sul posto: 💡 consiglio utile — costano leggermente meno rispetto alla prenotazione online.
La barca era grande, organizzata su tre ponti: il ponte inferiore, chiuso e tranquillo; il ponte centrale, con una zona interna e una terrazza aperta sul retro; e il ponte superiore completamente all’aperto, ideale per scattare foto ma spesso molto ventoso. A bordo erano presenti anche servizi igienici separati e un piccolo bar dove si potevano acquistare bevande, snack e anche granita.

Visto che sia mia moglie che mia figlia soffrono un po’ il mal di mare, avevamo preso precauzioni: le classiche pastiglie da viaggio. Fortunatamente il mare era calmo, la navigazione fluida e nessuno di noi ha avuto problemi. La barca manteneva una velocità moderata e piacevole, permettendo di godersi il paesaggio senza scossoni.

Costeggiando Capo Milazzo

Appena usciti dal porto, la barca ha costeggiato Capo Milazzo. Da lì si apre una vista panoramica incredibile sul promontorio, con la sua imponente fortezza medievale che domina il mare e le prime propaggini dell’Appennino siciliano sullo sfondo.
Il mare era così limpido che si riusciva a vedere il fondale anche a diversi metri di profondità.

Una guida a bordo ha iniziato a raccontare in più lingue alcuni fatti interessanti: la storia militare della penisola, le rotte commerciali che passavano proprio da Milazzo fin dai tempi dei Greci, e l’origine vulcanica dell’intero arcipelago eoliano. Un inizio di viaggio che già da solo valeva il prezzo del biglietto.

Verso Panarea

Lasciato alle spalle il promontorio di Milazzo, la barca ha preso rotta verso nord. Il paesaggio cambiava rapidamente: all’orizzonte si profilavano le sagome delle isole di Lipari e Salina, con le loro cime sfumate nella foschia marina.
Il viaggio verso Panarea è durato circa 40 minuti. Durante la navigazione, la guida ha spiegato l’origine vulcanica dell’arcipelago: tutte le isole Eolie sono emerse milioni di anni fa da potenti eruzioni sottomarine, e ancora oggi ne portano i segni visibili.

Panarea, la più piccola delle isole abitate, è anche una delle più eleganti. Prima di attraccare, abbiamo costeggiato la splendida Spiaggia di Cala Junco, una baia naturale a forma di ferro di cavallo, incorniciata da pareti di roccia lavica e bagnata da acque trasparenti color turchese.

Sbarco a Panarea

Siamo arrivati al Porto di Panarea – Atracconavi e Aliscafi in perfetto orario. Appena scesi, ci ha colpito l’atmosfera rilassata del piccolo villaggio. In banchina ci aspettavano una decina di golf-car — l’unico “taxi” possibile su un’isola dove le strade sono così strette da non permettere il passaggio di auto normali.
Abbiamo deciso di esplorare Panarea a piedi, ed è stata una scelta azzeccata: ogni vicolo, ogni scorcio sembrava un set fotografico. Case bianche, vasi di fiori blu e rossi, piccoli alberghi nascosti tra i pergolati e ovunque una cura estetica sorprendente.

Durante la passeggiata abbiamo raggiunto la tranquilla Baia di Drautto, dove si affacciano alcune delle strutture più suggestive dell’isola. Nonostante le dimensioni ridotte del centro abitato, Panarea offre un numero sorprendente di hotel di charme, molti con vista panoramica e piscine sospese tra mare e cielo.

Chiesa di San Pietro e consigli gastronomici

Tra una salita e l’altra, siamo entrati nella Chiesa di San Pietro, un edificio semplice ma pieno di atmosfera. Bianca all’esterno come il resto del villaggio, l’interno era fresco, silenzioso e decorato con elementi tipici delle isole: statue lignee, ceramiche, ex voto. Un momento di quiete prima di riprendere la passeggiata.

Sulla via del ritorno verso il porto ci siamo fermati per mangiare qualcosa. Abbiamo provato degli arancini, ma purtroppo non erano freschi. 💡 Consiglio: meglio evitare cibi già pronti e puntare su pizzerie, rosticcerie o portarsi uno spuntino da casa.
Sebbene l’offerta gastronomica non manchi, durante il giorno non tutti i locali sono operativi, e alcuni si rivolgono principalmente a turisti in alta stagione.

Navigazione verso Stromboli: il blu impossibile

Dopo aver lasciato Panarea, ci siamo rimbarcati puntuali e la barca ha virato verso est, in direzione di Stromboli. Il tratto di mare tra le due isole è tra i più suggestivi dell’intera escursione.
Abbiamo costeggiato alcuni isolotti rocciosi — frammenti emersi di antichi crateri sommersi — mentre la guida ci spiegava che sotto di noi si estendeva un enorme vulcano sottomarino. La profondità in questa zona può raggiungere i 3000 metri.

L’acqua qui assume una tonalità sorprendente: un blu così intenso e uniforme da sembrare finto, quasi “disegnato con l’inchiostro”. Mai avevo visto un colore simile in mare aperto. La sensazione era di trovarsi sospesi sopra un abisso silenzioso e misterioso.

Ginostra: la frazione dimenticata

Prima di raggiungere il porto principale, abbiamo avvistato Ginostra, un minuscolo villaggio aggrappato alla costa sud-occidentale dell’isola. Secondo la guida, qui vivono circa 30 persone in tutto l’anno.
Fino a pochi anni fa, Ginostra non aveva nemmeno un molo: si attraccava con barchette direttamente sugli scogli, passando valigie e viveri di mano in mano. Ora è raggiungibile solo da piccole navi e continua a vivere isolata dal resto del mondo.

Il borgo ha un fascino antico: senza auto, con mulattiere in pietra lavica, animali da cortile e silenzio rotto solo dal rumore del mare. In quel momento, sembrava che il tempo si fosse fermato.

Arrivo a Stromboli e passeggiata sul vulcano

La nostra destinazione principale era però il paese di Stromboli, sul versante nord dell’isola. Siamo sbarcati al porto di Scari, una lunga spiaggia di sabbia nera vulcanica dove sostano barche da pesca e piccole imbarcazioni da diporto.
Lo scenario è unico: le casette bianche del paese salgono verso il cratere, incastonate tra rocce laviche, alberi di fichi d’India e bouganville rampicanti. Alcuni hotel e B&B affacciano direttamente sul mare, con terrazze e piscine scavate tra le rocce.

Abbiamo camminato lungo la Via Vittorio Emanuele, che attraversa il cuore del villaggio, tra botteghe, piazzette e scorci sul vulcano, per poi tornare lungo la Via Regina Elena, costeggiando il mare.
Il contrasto con Panarea era evidente: qui tutto è più rustico, vissuto, meno curato — ma autentico e carico di energia. Stromboli ha una forza che non si spiega, si sente.

Storia e natura dell’isola

Durante la passeggiata, la guida ci ha raccontato alcune curiosità affascinanti su Stromboli. Nonostante sia uno dei vulcani più attivi al mondo — con eruzioni regolari ogni 10–20 minuti — l’isola è abitata ininterrottamente fin dai tempi antichi. I Romani la chiamavano “il Faro del Mediterraneo” per la sua luce naturale che guidava le navi nella notte.
Sorprendentemente, l’isola è molto più verde di quanto si possa immaginare: arbusti mediterranei, fichi d’India, capperi selvatici e persino piccole palme crescono sulle pendici del cratere, sfruttando la fertilità della cenere vulcanica.

Tra le storie raccontate, una ci ha colpito in particolare: in passato, una violenta eruzione provocò il collasso di parte dell’isola, facendo sprofondare interi versanti nel mare. Ancora oggi, la forma “tagliata” di Stromboli ne è la prova visiva.

Il grande spettacolo: l’eruzione al tramonto

Dopo il tempo libero sull’isola, siamo tornati a bordo. Ma la parte più memorabile dell’escursione stava per iniziare. La barca ha fatto il giro dell’isola per raggiungere il versante occidentale, proprio sotto la Sciara del Fuoco — una grande lingua di roccia scura che scende a picco dal cratere fino al mare.
Abbiamo preso posizione a distanza di sicurezza, ma abbastanza vicini da sentire la presenza imponente del vulcano. All’inizio si vedevano solo fumi grigi che salivano lenti dal cratere.

Poi è arrivato il primo boato. Un suono profondo, quasi intestinale, come se la montagna stessa avesse parlato. 💥 Come il respiro della terra che si contrae prima di esplodere.
Un getto verticale di fumo nero ha trafitto il cielo per circa 150 metri, perfettamente diritto. Dopo qualche minuto, un secondo cratere ha lanciato in aria una colonna di magma liquido, rossa e vibrante, con un rombo cupo e minaccioso. Era uno spettacolo primitivo e ipnotico.

E mentre questo accadeva… sull’isola la vita continuava. Abbiamo osservato persone camminare, pescare, sedute nei bar a mangiare granite, come se tutto fosse normale. Questo contrasto ci ha colpito più di tutto.

Il tramonto dietro il vulcano e rientro

Quando il sole ha iniziato a calare dietro Stromboli, lo scenario si è fatto quasi surreale. Il cratere sembrava inghiottire il sole stesso, le nuvole di fumo colorate di arancio e rosso, e la lava che brillava ancora di più nella luce calante.
Era difficile staccare gli occhi da quel quadro vivente.

Solo dopo l’ultima esplosione, la barca ha ripreso la rotta verso Milazzo. Il ritorno è stato più rapido, senza fermate. Stavamo tutti in silenzio, ancora pieni delle immagini appena vissute.
Avvicinandoci alla costa, la città di Milazzo brillava di luci notturne: la fortezza illuminata, le strade sul mare, l’atmosfera quieta di fine giornata.

Sbarcati al porto, ci siamo fermati in una rosticceria proprio di fronte, ancora aperta nonostante l’ora. Una focaccia calda con cipolle e acciughe è stata il nostro modo perfetto per concludere l’escursione.

Consigli finali e valutazione dell’esperienza

Questa escursione da Milazzo a Panarea e Stromboli è stata una delle esperienze più emozionanti e complete del nostro soggiorno in Sicilia. In una sola giornata si passa dalla bellezza curata di Panarea alla forza brutale del vulcano Stromboli, attraversando paesaggi, storie, colori e odori che difficilmente si dimenticano.

🔹 Per chi è adatta questa escursione?
Perfetta per coppie in cerca di panorami romantici, famiglie (con qualche precauzione contro il mal di mare), amanti della fotografia e chiunque voglia sentire la natura da vicino, senza filtri.

🔹 Cosa portare:

  • Crema solare, occhiali da sole, cappello.
  • Una felpa leggera per il ritorno serale (può tirare vento).
  • Spuntini, acqua e magari un panino, soprattutto per Panarea.
  • Fotocamera o smartphone carico: le occasioni per scattare sono continue.

🔹 Quando andarci:
Primavera e inizio autunno sono ideali: meno folla, clima perfetto. In estate può fare molto caldo e i prezzi sono più alti.

🔹 Un ultimo consiglio:
Non aspettatevi comodità da crociera: è un’escursione viva, con vento, spruzzi, salite, sabbia nera e odore di zolfo. Ma è proprio questo a renderla così autentica e memorabile.

📍 Se stai cercando un’avventura che ti faccia sentire piccolo davanti alla grandezza della natura — Stromboli al tramonto è il posto giusto.

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